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Scrivi un commento al testo di Amina Narimi
Nel volto che trapela dentro il viso

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Il segno è figura,

la figura è atto,l’atto è unità,

comunione, integrazione, generazione;

l’unità è il divino, il divino è figura,

la figura è segno

 

-Emilio Villa-


Non sapevi del divino, o dello spirito distinto
Dalla carne, nella realtà sensibile e unitaria
Con le grandi chiazze rosse dei bisonti
E il coltello di silice insanguinato

Dell’uomo dentro l’uomo_remotissimo
Nella tua  naturalezza,
Il sacrificio 

E' l'equilibrio di energia
Tra l’animale e la figura sulla pietra


Nella caverna siete uno e tutto il mondo,
Nutriti della carne primordiale, un solo Dio.
E tu lo mangi, nello scambio, 
Rinasci l’omogeneo - il nostro agnello, 
Mutato in salvazione
- non c'è morte,
A risospingere la vita. Nel simbolo agitato,

Prima del totem del tabù e di ogni religione,  

Sei presente, al massimo universo

 

Con un segno una ferita- tra le mani
Forti le incisioni o  leggerissime- 
Sul ventre del magma immaginario
Ti dilati per contorni, poco a poco
Le  corna sono vita, e gli occhi e il cuore 
Del bisonte, che gronda sangue o stride
Del divino percepito : Sei il segno


Tradotto dal silenzio dell'amigdala-
A misura delle mani, la tua mandorla,
Dichiarazione umana, più che un nido-
Con il cuneo nella mente hai scritto i battiti
Hai deciso per la forma con la punta, 
Per nutrirsi, per nutrire  un’anima,
Accumulata nelle tue caverne sacre

 

Senza passato della prima morte 
Nell'atto  dell' inizio in creatura
L'intero concepire, tutto il  tuo pensare,
Nell’esplosione irrimediabile del rito,

Al sommo dell’azione, la più lunga

E' scrivere: la forma della bestia,
Col movimento delle dita come fiati
 
Colorerai le vibrazioni semplici del polso
La concezione dall'impeto  al riposo
Senza  numeri del tempo, ti ripeti, uno,
E uno dopo l’uno ancora  uno

Nella pura quantità del Tutto.  Il nome è solo
La voce universale, nella sua matrice, il vento


Nel silenzio,  sacerdote e vittima, di sale umano
Veemente  fino all’orizzonte e al primo cielo 
Delle acque di una partoriente, fino al germe

Al cenno al soffio umano, a quello che sarà

Una poesia
Sul ventre amplissimo dell'immaginazione,

La rinascita dell’anima, primordiale al sé umano

Sulle vertebre ora cantano i tuoi versi
 
Rischiarati dalle tracce di una luce
Con la scia nel nostro sguardo scriveremo
Con la sinistra delle mani
Disseminando nel gesto le visioni
Come croci cerchi stelle o altre  sfere, 
Nel volto che trapela dentro il viso

Nell'ultimo nascondimento della luce 


In_segni, prima del fiore, la radice-
Traversarla , nel più piccolo morire
Della vita- da cui si irradia l’infinito

 Lorenzo Mullon - 20/06/2014 23:56:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

( anche transeunte )

 Lorenzo Mullon - 20/06/2014 23:51:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

:: o scusa, potrebbe essere benissimo una donna, non vorrei apparire maschi/lista ::
sta li maschi
chi mas
am ma
ihc

::

 Lorenzo Mullon - 20/06/2014 23:33:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

< magari nessuno lo vuole un tipo così, forse questo è Il Problema ... >

 Lorenzo Mullon - 20/06/2014 23:26:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

hai dispiegato a piene vele il racconto del Dio che dorme nella roccia, sogna nelle piante e negli animali e si risveglia nell’uomo
si risveglia piano piano, forse più il percorso è tortuoso migliore sarà la comprensione, forse no, non ha importanza, ciò che importa è che il risvegliato o Risvegliato diventi finalmente se stesso

ma chi è questo risvegliato? Dio o l’uomo? l’uomodio o l’UomoDio, due in uno, non due in uno, zero al quadrato, chi se ne frega dei nomi, chi se ne frega delle definizioni, l’importante è che sia qui, adesso

o sbaglio?

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